Il futuro della Francigena. Spunti e riflessioni
La Francigena sta vivendo la fase di slancio del Cammino di Santiago agli inizi degli anni Novanta.
Oggi questo itinerario europeo è diventato quello che ormai tutti conosciamo (oltre 200.000 pellegrini all’anno) e nuovi cammini si sono sviluppati in Spagna, generando una rete di migliaia di chilometri fruibili ed attrezzati, dedicati a trekking e turismo slow. Negli ultimi anni tanto lavoro è stato fatto e una forte consapevolezza sull’importanza di questo progetto culturale si sta ormai consolidando a livello internazionale. Ma ancora tanto lavoro resta da fare.
La Francigena ha un potenziale ancora maggiore se pensiamo all'intero percorso europeo, compresa la direttrice Sud.
Un percorso complessivo così bello, affascinante, autentico, emozionante che, pur camminando lentamente, si ha l’impressione di non avere sufficiente tempo per ammirarlo in tutte le sue sfumature e dimensioni. L'opportunità legata allo sviluppo di questo itinerario europeo è enorme, così come grande è la speranza che esso possa generare un nuovo flusso turistico internazionale legato ai principi della sostenibilità, rispetto ambientale, dialogo interculturale. Come accade per ogni progetto, anche per la Francigena occorre cercare di vederne una prospettiva a medio-lungo termine.
Ancora una volta il paragone con il Cammino di Santiago è inevitabile.
Questo itinerario ha ormai generato il proliferare di altri cammini (Cammino portoghese, Cammino del Nord, Via della Plata, ecc.) che attirano migliaia di pellegrini da tutto il mondo e sono in grado di sviluppare una vera e propria economia sui territori. Studi sociologici, itinerari turistici, guide artistiche, sportive, gastronomiche, raccontano come il Cammino di Santiago sia diventato oggi un vero e proprio fenomeno sociale, quasi una moda, con tutti i rischi che questo comporta, a partire dalla massificazione.
Non è facile, quindi, mantenere l'autenticità originaria di un cammino che affonda le sue radici nella storia dell'Europa e nella sua dimensione spirituale. Ma questa è condizione essenziale per continuare a far rivivere la Francigena con i suoi valori europei. Essa ha un potenziale ancora più alto rispetto al cammino spagnolo, sia per la sua meta finale, Roma, sia per la dimensione legata al turismo culturale che essa può generare.
Scoprire l'Italia e l'Europa a piedi o in bicicletta, in questi angoli sconosciuti o al di fuori dei circuiti turistici tradizionali, rappresenta un indubbio valore aggiunto. Camminare sulla Francigena significa oggi credere anche in una forte cooperazione culturale, territoriale, turistica e di coesione sociale, con particolare attenzione ai temi-simbolo dell’Europa.
Questo contribuisce a rafforzare la dimensione democratica dello scambio e del turismo culturale attraverso il coinvolgimento di reti, associazioni e autorità locali e regionali, università e organizzazioni professionali, nonché a conservare il variegato patrimonio di temi ed itinerari turistici alternativi. Ma la Francigena rappresenta oggi uno dei più importanti progetti per lo sviluppo turistico dell'Italia, Paese che negli ultimi anni ha perso molto appeal a livello internazionale, testimoniato da un forte calo di presenze.
Non sarà certo lo sviluppo di questo itinerario a risollevare le sorti di un Paese, anche se indubbiamente il trend dei cammini è in grado di generare importanti flussi di viaggiatori e creare una nuova vocazione legata all'accoglienza sui territori.
Si tratta di un progetto inclusivo, in grado di promuovere una forma di turismo slow, sostenibile e legato al recupero della memoria, ma anche di favorire lo sviluppo delle aree limitrofe al percorso. La Francigena, infine, si può declinare con altre forme complementari di turismo: terme, gastronomia, arte, storia e letteratura di viaggio.
Affinché si possa concretizzare l'attesa verso un progetto di questa dimensione Francigena ne, nei prossimi anni dovrà far seguito un adeguato sviluppo delle infrastrutture al fine di rendere perfettamente fruibile il percorso a piedi, in bicicletta e a cavallo, così come dovranno essere messe in sicurezza tutte le tratte, creati nuovi punti tappa, ampliata l’offerta legata all’accoglienza. Questo significa mettere la Via Francigena al centro delle politiche nazionali, regionali e locali per la pianificazione e sviluppo strategico territoriale.
In primis, comunque, rimane decisivo il ruolo attivo delle regioni, in quanto è attraverso una convinta politica di sviluppo regionale incentrata sulla valorizzazione degli itinerari che sarà possibile investire risorse sulle infrastrutture e sulla promozione della Via.
Altrettanto importante anche il supporto del Governo nazionale affinché la Francigena possa fungere da incubatore per altri itinerari e cammini sia in ambito europeo (la Via di San Michele, che dalla Normandia scende verso la Puglia, e la Via Romea, che da Stade arriva fino a Roma congiungendosi con la Francigena a Montefiascone), sia in ambito nazionale (la Via di Francesco, la Via degli Abati o il Cammino di San Colombano).
Ma non dimentichiamoci infine che l'itinerario della Francigena, in fondo, deve rimanere come una grande 'autostrada' pur preservando la propria identità.
Chiunque di noi ha il diritto di percorrerla, conoscerla e di avvicinarsi ad essa, senza distinzione di credo, classe sociale o motivazione di percorrenza, così come avviene da oltre mille anni. Rappresenta un nostro grande patrimonio culturale, da tutelare, preservare e valorizzare.
Credits Luca Bruschi