Palazzo Comunale (1354)
Nel 1273 si hanno le prime notizie dell’edificio in stile gotico lombardo, nelle quali si legge che i borghigiani stanno erigendo la
Casa Comunale, l’opera termina nel 1354.
Il palazzo, devastato dalle truppe spagnole e francesi qui accampate, viene abbandonato nel 1527. Durante i restauri iniziati nel 1570 (insieme all'edificazione della torre), vengono aggiunti gli spazi del Monte di Pietà e viene decorata la facciata con un’immagine di San Donnino, opera di borghigiano
Antonio Formaiaroli.
I dipinti sono cancellati nei restauri diretti da Girolamo Magnani nel 1875 che prevedono la trasformazione delle trifore di facciata in bifore.
Ventidue anni dopo viene realizzato lo
scalone interno, gli anni 1905 e 1915 vedono l’allungamento dei bracci laterali e la realizzazione del lato posteriore.
Oggi l’edificio presenta un impianto planimetrico rettangolare a corte interna, alla quale si accede attraverso due androni ad arco acuto simmetrici. La corte è arricchita al primo piano da una
balconata lignea. Le murature sono in mattoni faccia vista e le coperture a due falde in coppi.
Il prospetto su piazza Garibaldi si apre a piano terra con un porticato a cinque archi a sesto acuto sormontati al primo piano da quattro bifore con archivolti decorati, e da un balconcino centrale; la facciata è conclusa da una merlatura interrotta sulla linea mediana da una parte emergente che ingloba l’orologio.
I bassorilievi inseriti sul fronte principale raffigurano: lo stemma di Borgo, quello dei Visconti, l’Arme del
Comune (mezza aquila imperiale e mezza croce) concessa a Borgo San Donnino da Federico II nel 1221.
Nella piazza principale, di fronte al Municipio, è collocato l’
obelisco eretto in onore di Giuseppe Garibaldi, nel 1884, uno dei primi in Italia.
Chiesa di Santa Maria Annunciata e Chiostro Ospedale degli Umiliati (XVII-XVIII sec.)
Sotto la struttura in vista del XVII sec. vi sono i resti dell'antico Ospedale degli Umiliati, che aveva funzione di ospedale e ospizio per i malati e i poveri. Questo Monastero si estendeva fino a
vicolo Brandi, comprendendo alcuni chiostri, dei quali uno ancora visibile, alcune case e l'Oratorio di Sant'Agata.
Il primo nucleo risale al 1100 per volere della
famiglia Pincolini, due secoli dopo, il suo orientamento venne ruotato di 90°.
L'aspetto attuale della Chiesa è dovuto al rifacimento del XVII secolo. L'ingresso è dotato di una bifora in cotto ed arenaria e all'interno custodisce una tela dello Scaramuzza (1840 circa) e gli affreschi dell'altare del Formaiaroli.
Chiesa di San Michele Arcangelo o San Michele Vecchio (1533-1537)
La Chiesa risale al 1533-1537, la pianta, a croce greca, ha caratteristiche tipicamente rinascimentali, fu chiusa al culto nel 1944.
La facciata fu rifatta nel 1893 ed è formata da un portale centrale e da due porte laterali, ad essa è stata aggiunta la torre quadrata con
quattro bifore nella cella campanaria. La cupola è ottagonale e sorretta da quattro aerei pilastri.
La Chiesa dichiara fin da subito, visivamente, la sua nitida semplicità.
In San Michele si venerava colui che conduce i defunti al giudizio di Dio, o addirittura colui che pesa le anime dei trapassati. L'Arcangelo è però anche riconosciuto come "santo guerriero" del popolo cristiano.
All'intero della Chiesa troviamo un affresco datato XIV sec. e raffigurante la Madonna in trono col Bambino, attribuito a Tommaso da Modena. La Chiesa è stata oggi è recuperata quale sede di mostre e convegni culturali.
Chiesa della Grande Madre di Dio e Palazzo Collegio dei Gesuiti (XVII sec.)
L’ex collegio dei Gesuiti, è eretto dal 1697 al 1710 per volere del
duca Francesco Farnese.
I Gesuiti sono obbligati ad abbandonare due volte il loro collegio: la prima volta nel 1768 per volere di Ferdinando di Borbone, mentre la seconda (1806) per decreto napoleonico, vede la loro dipartita definitiva ed inoltre la
soppressione dell’ordine stesso.
L’ampio edificio è impostato secondo la tipologia comune dei Collegi Gesuiti, il cui prototipo è riscontrabile nel Collegio Romano, con la distribuzione dei locali attorno a più cortili, ognuno con funzione ben definita, in un impianto organico funzionale alla vita dei religiosi e a quella scolastica.
L’impianto rettangolare del collegio fidentino è impostato su tre grandi corti sulle quali si affacciano i locali e i lunghi corridoi di distribuzione. Sulla facciata geometrica si aprono due file di finestre con scansione regolare, l'unica nota decorativa è data dal portale scolpito decentrato verso la chiesa. Il fronte è coronato da un cornicione in aggetto che ombreggia una fila di piccole finestre ovali. All'interno, a piano terra, è inserita una
piccola cappella con il soffitto affrescato da Giuseppe Barbieri.
L’ingresso al primo piano avviene attraverso un arco, affiancato da altri due chiusi da una balaustra a colonnine, fronteggiato da un ballatoio che conserva la ringhiera originaria. La vasta area dell’antico collegio ingloba un ampio parco posto sul retro del complesso, nel quale, durante alcuni scavi, sono stati rinvenuti i resti della fornace per la produzione dei materiali edili necessari all'erigenda fabbrica.